Stemma della Villa Grabau



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Il Giardino All'italiana

veduta tergale della villa
Veduta della Villa
veduta del giardino all'italiana

Nella zona a monte del parco, si trova il "Giardino all'italiana". I suoi caratteri sono ancora cinquecenteschi o secenteschi, come lascia intendere la terminazione ad esedra, soluzione spaziale derivante dai maggiori giardini manieristici, e presente anche nella vicina Villa Reale di Marlia. La famiglia Orsetti aveva posseduto, infatti, entrambe le ville dalla seconda metà del Seicento fino agli inizi dell'Ottocento.

Si presenta come un giardino terrazzato e risulta simmetrico in quasi tutti i dettagli, dalle piante di magnolia a forma di obelisco al primo livello, ai vasi di limoni al secondo livello. I bellissimi mosaici di cristallo di rocca, materiali di fonderia, quarzi e tufo che ricoprono la balaustra in pietra di Matraia e marmo bianco "statuario", separano i due livelli.

Il muro è intervallato da quattro fontane a forma di mezza luna, dalle quali zampilla acqua perenne fuoriuscendo dalla bocca di maschere grottesche, due in cotto e due in bronzo. Le maschere in bronzo rappresentano teste di Satiro e risalgono al tardo manierismo fiorentino, opera assai pregevole attribuita a Pietro Tacca (1577-1640).

La balaustra è divisa al centro da alcuni gradini in pietra di Matraia, di nuovo sull'asse centrale della villa, che permettono di accedere alla terrazza superiore attraverso l'antica cancellata di ferro battuto.
Due grandi cani da guardia in marmo si trovano all'ingresso di questo giardino, così come all'ingresso del giardino all'inglese.

Nella terrazza superiore si trovano due grandi prati ovali circondati da più di settanta piante di limoni, molte delle quali risalenti al XVIII e XIX secolo. Le piante sono contenute nei vasi originari chiamati "conche" e sono stampate con le iniziali "E.C.", Enrico Cittadella, o con altri stemmi di importanti famiglie lucchesi, a testimonianza degli scambi avvenuti dal 1500 in poi tra le ville, a seguito di matrimoni o eredità.

Oltre i prati ovali si trova una grande fontana circolare dalla quale fuoriesce continuamente acqua montana. Al suo centro, si trovava una grande Statua grottesca in pietra, raffigurante una tartaruga che sorregge un drago con testa umana e mescherone a tergo, dalla cui bocca esce una proboscide di elefante: il getto dell'acqua cadeva dalla bocca e dalle orecchie del drago. Anch'essa riporta l'impronta manierista tardo cinquecentesca e la predisposizione al grottesco, che ebbe la sua massima espressione nel celebre giardino di Bomarzo vicino a Viterbo. La statua si trova ora sistemata nel bosco, tra la grande fontana circolare e la Limonaia.

La tartaruga, animale marino consacrato a Pan, che compare qui sormontata da una creatura mostruosa nella quale si fondono caratteri umani e animaleschi in una inquietante forma ibrida, ha inoltre la caratteristica di poter essere osservata significativamente da tutti i lati, fornendo da ognuno di questi suggestioni visive di grande effetto. La presenza di sculture rappresentanti animali, prevalentemente legate all'acqua, era una costante nel giardino del Cinquecento e del Seicento.

Intorno alla terrazza superiore del giardino all'italiana, si erge l' ondulata siepe che abbraccia il giardino come un gigantesco paravento a ondate convesse, stimolando con il suo limite provvisorio ed aperto le lontananze del paesaggio collinare circostante.

E' intervallata da statue femminili di marmo bianco "statuario" su piedistallo che erano originariamente nel giardino della vicina Villa Diodati: Cerere per le spighe, Venere per il delfino, e Pomona per i frutti.

All'interno della siepe si scoprono aperture che introducono, attraverso ombrosi sentieri e viottoli, a romantiche passeggiate intervallate da piccole radure con panchine di pietra o di tufo che invitano i passeggianti a fermarsi e trascorrervi del tempo. In una radura particolare, vicino alla Serre, si trova un grande tavolo in marmo bianco, che invita a lasciar andare la propria immaginazione al tempo in cui gli invitati potevano consentirsi di rilassarsi dopo un lungo e pigro pranzo estivo.

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